Macondo – 29 gennaio 2011

∞ Sentenze metalliche ∞

di Roberta Paraggio

Nei parcheggi isolati, nelle cantine ammuffite, nei bagni di casa pieni di fumo e cicche spente, mentre fuori piove, nell’alienante schermo di un pc, negli armadi stracolmi di vestiti inutilizzati, in tutti i non luoghi della coscienza. Qui arrivano gli Intervistatori. Hanno voci metalliche e irriconoscibili, falsetti violenti e domande incalzanti sulle cose della vita in apparenza più banali. A loro non sfugge niente, vengono dal nulla e parlano da non si sa dove. Ma colpiscono senza pietà, con questioni ingenue e tuttavia deflagranti come mine potenti per chieder conto delle proprie mancanze.

Catturano ostaggi e bersagli in apparenza casuali: un vecchio professore stile De Andrè, impotente, rispettabilissimo e fedifrago; uno scrittore non più giovane ma giovanilistico, semi Foster Wallace, semi splatter, semi tutto; donne forzate della palestra a tutti i costi, sgallettate de “noantri”, ex nipotine di Boncompagni dal successo casereccio e cotonato, uomini d’affari un po bugiardi, e Ivano, poliziotto mancato per assenza di raccomandazione, l’unico che si mette alla ricerca degli Intervistatori, e lo fa attraversando un sud Italia stanco e piovoso, muto e surreale, alla ricerca di chi lo ha fatto morire su youtube..
Gli Intervistatori vanno a colpire sul rimosso, sbattono in faccia il freudiano Es ma senza intenzione di analisi o di cura, colpiscono senza rimedio, con le immagini dell’infanzia, di madri rancorose, mogli insoddisfatte, amiche false, piccole ipocrisie che si accumulano,nella vita di tutti i protagonisti come la polvere sotto il tappeto delle casalinghe sciatte.

Artefici di domande imbarazzanti e remote, coltelli affilati in ferite che si credevano chiuse, gli Intervistatori colpiscono per la loro perfidia e violenza, per una implacabile volontà di fare del male, di far affiorare un rimosso inutile, lontano dalle vite apparentemente ben costruite dei protagonisti,non vogliono aiutare, vogliono sapere.
Non manca nessuno all’appello in questo fulmineo romanzo (“Gli intervistatori”, appunto – Ponte Alle Grazie 2010) di Fabio Viola, abile a descrivere l”Italia in modalità reality, l’indifferenza, la demenza lampadata, i valori inesistenti di un paese filtrato attraverso la tv, una realtà trasfigurata dalla pubblicità, dal regresso catodico, un racconto fatto di personaggi ostaggi prima di tutto del proprio “format” di vita e poi degli Intervistatori, moderni inquisitori della coscienza sporca.

Fabio Viola, “Gli Intervistatori”, Ponte alle Grazie 2010
Giudizio: 3 / 5 – Rapido

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∞ L’Italia secondo Camilleri ∞

di Piero Ferrante

Proviamo a leggere il mondo dagli occhi di Andrea Camilleri. Con quegli occhiali spessi, l’accento rauco siciliano, la voglia di dire no un giorno fisso e l’altro pure. Proviamo a dire no con le parole più semplici che conosciamo, in maniera non volgare, sempre giocando tra un lato e l’altro del filo che può farci cadere nel baratro del’incertezza e del dubbio. Dovremmo avere 86 anni ed una storia di lavoro e scrittura alle spalle, una serie di delusioni grandi così. Ma, soprattutto, tanto coraggio grande almeno quanto l’energia che abbiamo in corpo.

Non deve essere semplice essere nei panni di Camilleri, circondato di lettori che implorano di dar seguito alle avventure di Salvo Montalbano. Quel commissario che nei libri ha in dotazione una bella chioma grigia ma che tutti ormai vedono con la pelata di Luca Zingaretti. Non deve essere facile essere radicale in un mondo che, pur presentandosi spigliato sino al fastidio e sboccato da censura con bollino, sottende vaste oasi di pensiero benpensante.

Lui, figlio di un fascista della prima ora, partecipe attivo della Marcia su Roma. Lui, un diploma ottenuto senza esame per lo sbarco Alleato. Lui, scacciato da un collegio per aver tirato uova contro un crocifisso, in questo paese deve sentirsi stretto, disagiato. Forse anche un tantino sconfitto. Non tanto per la storia del clericalismo, sia chiaro. Quanto più per la costanza con cui il mondo che lo circonda s’impegna a rinnegare se stesso.

2009 e 2010 di Andrea Camilleri sono racchiusi nel testo edito da Chiarelettere intitolato “Di testa nostra”. Laddove, quell’attributo possessivo ha senso vigente in quanto espressione della zucca anche di Saverio Lodato, giornalista de l’Unità, complice dei peggiori di Camilleri nonché curatore del libro. Due anni di Lodato-provocazioni e di Camilleri-pensiero racchiusi in circa duecento pagine. Pagine dure, ironiche, talora addirittura blasfeme nei confronti di un modus cogitandi diffuso. Un manuale della libertà di pensiero e dell’indipendenza contenente tutte le tematiche più in voga, tutti gli argomenti scottanti, sotto la lente d’ingrandimento camilleriana.

Indiscusso protagonista, il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, maciullato verbalmente e bastonato con sagacia spietata. E, attraverso lo specchio di Arcore, come in quello fatato del regno della strega di Biancaneve, si possono vedere tutte le magagne di un sistema al tracollo, tutti i sintomi da crollo dell’impero: Noemi Letizia e L’Aquila, Gheddafi ed i processi per corruzione, la guerra in Iraq e le leggi ad personam. È il Cavaliere il bersaglio favorito dello scrittore sicilano. Lodato lo sa e martella. Camilleri ringrazia, prende la rincorsa e parte ventre a terra. Colpendo direttamente: “Demonizzando Berlusconi si fa il suo gioco? Credo, al contrario, che sia il tacere a fare il suo gioco” o “Il problema si fa grosso quando un nano si crede Dio”. Ed indirettamente: “Quando Riina manifestò il proposito delle stragi, Provenzano fece un sondaggio fra imprenditori, politici e massoni. Ma i risultati non li divulgò. Il pentito Giuffrè riuscì a sapere che alcuni industriali del Nord si erano dichiarati favorevoli all’uccisione di Falcone e Borsellino”.

Capitolo dopo capitolo, che sarebbe come dire colloquio dopo colloquio, prende corpo tutta la vasta prosopopea delle vulnerabilità del sistema politico italiano, tutto l’andazzo zoppicante della società dello Stivale, adagiata miseramente su un letto fatato della cui inesistenza potrebbe venire a conoscenza in maniera brusca, capitombolando. Un libro che potrebbe essere utile per gli studiosi avvenire. Chiudiamolo in un baule e mandiamolo in orbita. Fra due, trecento anni, qualcuno lo troverà.

Andrea Camilleri-Saverio Lodato, “Di testa nostra. Cronache con rabbia 2009-2010”, Chiarelettere 2010
Giudizio: 3 / 5 – Impietoso

I LIBRI CONSIGLIATI DA STATO QUOTIDIANO
IL ROMANZO: Furio Jesi-Daniele Luzzati, “La casa incantata”, Salani 2011
IL SAGGIO: Noam Chomsky, “Ultima fermata Gaza”, Ponte alle Grazie 2010
IL CLASSICO: Ignazio Silone, “Vino e pane”, q.e.

LA SETTIMANA DELLA MEMORIA. OMAGGIO A BORIS PAHOR
Boris Pahor, “Necropoli”, Fazi 2008
Boris Pahor, “Qui è proibito parlare”, Fazi 2009
Boris Pahor, “Una primavera difficile”, Zandonai 2010

I LIBRI PIU’ VENDUTI A MANFREDONIA, LIBRERIA EQUILIBRI
Alberto Angela, “Impero. Viaggio nell’Impero di Roma seguendo una moneta”, Mondadori 2010
J.K. Rowling, “Animali fantastici: dove trovarli”, Salani 2010
J.K. Rowling, “Fiabe di Beda il Bardo”, Salani 2008

I LIBRI CONSIGLIATI DA EQUILIBRI
Giovanni Marinaro, “Due anime in un solo respiro”, Il mio libro 2010
Intreccio decisamente scorrevole da poter leggere tutto d’un fiato. Nella prima parte vengono trattati diversi argomenti: le difficoltà economiche, l’amicizia, la famiglia, il lavoro… tutti caratterizzati da periodi brevi che danno un ritmo incalzante alla scrittura, da spingerti a leggere sempre oltre. Nella seconda parte una serie di lettere rimaste ignote al destinatario ma che vengono raccolte in un libro che attende di essere pubblicato. Un’unione di “DUE ANIME IN UN SOLO RESPIRO” che finiranno per incontrarsi grazie ad uno strano scherzo del destino descritta in un romanzo magico che sa ben coniugare realtà e fantasia di due giovani con un passato tormentato alle spalle e che hanno una gran voglia di dimenticare.
La realtà è parte integrante della nostra vita, è tutto quello che facciamo, è tutto quello che viviamo, è quello che siamo diventati col tempo portandoci sulle spalle il nostro baule di conoscenze e, soprattutto, di esperienze; la fantasia, invece, è tutto ciò che desideriamo, è il meglio che vogliamo per noi, è il futuro, è fatta di sogni inespressi, speranze, paure, ideali, passioni, certezze e incertezze… che Giovanni Marinaro, il sipontino autore di quest’opera, sa ben mettere insieme le due cose fondendo poesia e prosa, amore e odio, realtà e sogni, lasciandoci col fiato sospeso fino all’ultima parola regalandoci un finale per niente scontato sull’Amore con la A maiuscola.

INCIPIT: “Era notte fonda. Gabriel venne destato nel sonno dalla fine di un sogno inaspettato. Seduto sul letto ed ancora assonnato, volse il suo sguardo verso quella finestra che guardava a sud.”
Giovanni Marinaro, “L’attesa della verità”, Il mio libro 2010
Sicuramente sarà capitato ad ogni lettore che si rispetti di immedesimarsi nel protagonista o in uno dei personaggi del romanzo di turno, di perdersi con l’immaginazione tra posti esotici e viaggiare in luoghi lontani, IMMAGINANDO, scenari, colori, odori e perché no, anche sensazioni. Personalmente mi è capitato molte volte, ma oggi posso dire di aver sperimentato un nuovo tipo di lettura, dove l’immaginazione si fonde con la realtà, dove i personaggi vivono, passeggiano, amano e osservano nel paese e nei luoghi dove anche io faccio pressappoco le stesse cose. Lo ammetto, fa uno strano effetto leggere ad esempio di una passeggiata e sapere e visualizzare esattamente dove i protagonisti muovono i loro passi, con l’esatta percezione di ciò che stanno ammirando, e magari riscoprire con occhi nuovi luoghi che distrattamente guardo ogni giorno.
Questo è l’effetto che mi ha sortito la lettura di “L’ATTESA DELLA VERITA’”, opera di un giovane sipontino: GIOVANNI MARINARO, che in questo suo secondo lavoro si è cimentato in un giallo, dalla trama incalzante, con un intreccio ricco di suspance, unito a quel tanto di romanticismo che sotto sotto è riuscito a scaldare il cuore di una scettica come me. Ancora una cosa: “NOIR”, solo questa parola per descrivere l’inatteso risvolto del…
Ma penso che di più non posso dirvi.
INCIPIT: “Erano trascorse le 14:00 da qualche minuto. La strada era deserta, in quel pomeriggio di fine Ottobre. La pioggia dirompente destava la tranquillità di quel luogo addormentato, distogliendone il rumoroso silenzio. Ancora qualche minuto e quel lungo viaggio sarebbe giunto al termine.”
ITE MISSA EST: “Voltatosi ad osservare il mare, dopo un lungo respiro, salì su una lussuosa Mercedes nera dai vetri oscurati e, con un cenno della mano, ordinò al suo autista di partire.”

Macondo – La città dei libri

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