Macondo 8 gennaio 2011

∞ Nell’Italia di Silvio 

di Piero Ferrante

Tappe. La storia d’Italia, è come il famigerato Giro ciclistico. Ovvero, composto di piccoli grandi tratti di strada. Roma ed il Medioevo. Rinascimento ed età tridentina. Risorgimento e Resistenza. Prima e seconda Repubblica. Contrapposizioni, fini che si scontrano e si incontrano, si sovrappongono e continuano l’uno l’altro.

E, poi, c’è il 1994. C’è quell’età di spartitraffico, quel dio pagano della dedizione al potere, quell’assuefazione alla non politica. C’è il 1994, la rivoluzione tradita, il liberalismo mai realizzato, l’avvento della novità. Il berlusconismo. Come dire, la vittoria del nuovo che nuovo non è. La conquista dell’imprenditoria alla politica, la disfatta delle ideologie. Post comunisti e post fascisti costretti a mandar giù nell’esofago la polvere della sconfitta. Da quel momento in poi, da quel 1994 in poi, si è vinto e si è perso solamente in relazione a Berlusconi. I suoi alleati (quindi non fazioni indipendenti, non formazioni realizzate e complete, non schieramenti autosufficienti, ma “suoi”) ed i suoi sfidanti. Berluscones ed anti berluscones. Barriere e steccati personali, conflitti di interessi, pasaran e no pasaran. Parole e strategie passate al setaccio della visione aziendalistica del cavaliere di Arcore. Il suo corpo è diventato il corpo della politica. Il suo verbo il verbo della politica. Il suo campo, il campo della politica. Ha defascistizzato i missini, ha disintossicato Bossi restituendolo al Parlamento, ha moderato la sinistra sbavandola in uno scomposto di socialismo craxiano e godereccio e centralismo tangentizio democristiano.

Nel berlusconismo è insito l’occhio stesso del potere. Un Barnum letale di malaffare e cattiva politica. Ignoto nella sua genesi, mistificatore della tradizione ma alla tradizione vincolato (il richiamo a Sturzo e De Gasperi, l’anticomunismo…), il sistema del Cavaliere si ciba alla tavola dell’incerto. Già perché in quei giorni del 1994 in cui Berlusconi arrivava al potere accadevano cose realmente strane. Si dice turche, ma si scrive somale.

“1994”, testo dei giornalisti Luigi Grimaldi e Luciano Scalettari, edito da Chiarelettere, affronta questi coni d’ombra, tentando di intoroiettarvi un fascio di luce potente e risolutore. Un libro che non intende ipotizzare, ma indagare; che non intende giudicare, ma creare i presupposti affinché tutti siano nella condizione di poterlo fare liberamente. Un libro che parte da punti saldi. Punti che, impattando con la coscienza di italiani, provocano brividi di freddo e di paura nell’immaginario nazionale. Eppure sono soltanto nomi: Mauro Rostagno, Somalia; Moby Prince, contrabbando; Vicenzo Li Causi, Urano, Gladio, Ilaria Alpi, Miran Hrovatin. E sono solo nomi. Nomi come pareti di una sala nel cui mezzo volteggiano e pogano stentorei e potentissimi danzatori, scuotendola dalle fondamenta. Ed anche questi ballerini hanno i loro nomi. Si chiamano massoneria, servizi segreti deviati, Centro Scorpione (che è come dire, uno dei figlioletti di Gladio), mafia, P2, fascisti, politici di varia risma e provenienza.

Grimaldi e Scalettari mettono insieme tutte queste cose, persone, fatti ed eventi. Scartabellano sentenze, ripercorrono strade ed inchieste giornalistiche, s’appellano ai ricordi. Soprattutto cercano connessioni. L’ultima pista dell’inviata di Rai tre che si incrocia, cronologicamente, con i movimenti occulti, con la trattativa Stato – mafia, con la ripresa, in grande, del progetto Urano (smaltimento di rifiuti tossici nel Corno d’Africa), con la cooperazione sballata, con la nascita di Forza Italia e, soprattutto, con l’esordio di Berlusconi a Palazzo Chigi.

Mettono a nudo quanti, di questo momento storico, hanno costituito parte attiva. Svelano l’insvelabile. Qualcosa che c’è, che si sa essere immane, ma della cui portata non si è perfettamente consapevoli. Qualcosa talmente immane da richiedere l’emersione di altre verità scomode, ma comunque meno scomode. Un gioco delle scatole cinesi, una struttura a matrioska intricata. Qualcosa di talmente immane da causare innaffi a pioggia, nuove vittime e nuovi carnefici.

“1994” è il libro adatto per quanti si sentono rassicurati nel crogiolarsi sotto le calde ali delle istituzioni repubblicane, per quanti continuano a confondere la legalità con un’ideologia politica sfibrata; per tutti quanti credono che lo spettacolo parlamentare prescinda la morale; per tutti quanti hanno scelto di accodarsi alla fila della creduloneria trovando snervante l’attesa per lo sportello della verità; per tutti quanti, infine, non temono di guardare indietro e scoprire, nel volto dell’Italia, gonfiori e tumefazioni.

Luigi Grimaldi – Luciano Scalettari, “1994”, Chiarelettere 2010
Giudizio: 3.5 / 5 – Chiarificatore

LINK SUL SITO DI CHIARELETTERE: http://www.chiarelettere.it/dettaglio/68529/nellitalia_di_silvio
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∞ Angelicamente anarchico ∞

di Roberta Paraggio

Il toscano spento tra i denti, il cappello di feltro da curato di campagna, e le parole, piene, a volte audaci ma sempre veritiere.

Lo conoscono tutti Don Andrea Gallo, don per gli amici, che in questo libro si racconta a Loris Mazzetti, giornalista e regista di diversi programmi Rai.

Seduto al tavolo del ristorante genovese gestito dai “suoi” ragazzi, quelli che ha salvato da un destino di inevitabile delinquenza, Don affabula autore e lettore senza far sconti a nessuno. Una vita dedicata agli ultimi, in strada nelle notte della sua amata Genova, quando la miseria è più visibile, quando il buio rigurgita le brutture che il giorno confonde nel riverbero del sole sul mare. Perché Don è ovunque, era al G8 nel 2001, dalla parte di Beppino Englaro come al Gay Pride, affianco ai giovani e a chiunque abbia bisogno di sentirsi dire “tu sei speciale”, è li a catturare con la sua semplicità anche chi sulla propria fede nutre qualche dubbio.

Partigiano col nome di battaglia di “Nan”, poi figlio di Don Bosco, seguendo gli esempi di Don Milani e papa Giovanni XXIII, l’unico che definisce papa, il solo di cui ha un ritratto appeso alle pareti del suo studio archivio.

La sua fede come strumento di dialogo costante, un Dio al quale si rivolge ogni sera chiamandolo papà, per servire e non per essere servito, per esser accanto a chi non sa più da chi andare, don è un prete da sempre contro, allontanato dalla sua prima parrocchia perché su un leggìo aveva il vangelo, sull’altro il Manifesto, comunista, fiero, ribelle e amato dalla sua gente. In direzione ostinata e contraria contro la sua stessa Chiesa che si autoincensa ma è sempre più sola; che confonde i propri palazzi con quelli della politica, contro il bigottismo di chi prova da sempre a  manipolare le coscienze con le crociate moralistiche.

Autoironico e pungente, rivoluzionario disarmato e a viso scoperto, in lotta per una Chiesa che accolga tutti, che non punti il dito, che non si nutra e si fortifichi sul timore che incute, che non nasconda le sue magagne per poi gridare allo scandalo quando si viene scoperti, “cosa gridi?”  dice ad un certo punto rivolgendosi addirittura a Benedetto XVI, a proposito dello scandalo sulla pedofilia. Una Chiesa che ha bisogno di scrollarsi di dosso  secoli di tabù, di rinnovarsi proprio a partire da chi si dice cattolico, che non ha bisogno dei meeting di massa, che abbandoni la voglia di primeggiare con velleità da prima della classe.
Una Chiesa che faccia suo il motto del compagno Nan, quello di “Osare la speranza”.

Don Andrea Gallo, Loris Mazzetti, Sono venuto per servire, Aliberti  2010
Giudizio: 4 / 5 – Luminoso

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I LIBRI PIU’ VENDUTI A MANFREDONIA, LIBRERIA EQUILIBRI
1. Benedetta Parodi, “Benvenuti nella mia cucina”, Vallardi 2010
2. Benedetta Parodi, “Cotto e mangiato”, Vallardi 2009
3. Geronimo Stilton, “Nel regno della fantasia”, Piemme 2003

I LIBRI CONSIGLIATI DA EQUILIBRI
IL ROMANZO: John Le Carré, “Nostro Traditore tipo”, Mondadori 2010
Lo scrittore racconta il suo nuovo romanzo. Oligarchi russi, spie inglesi e soprattutto lo strapotere del denaro.
“Il riciclaggio è diventato il motore dell’economia e della finanza. Una grande banca ha pagato una multa equivalente al debito greco”. “Scrivere per me è ogni volta una nuova esplorazione. Se conoscessi le risposte a tutte le domande che mi pongo, smetterei di scrivere”.
IL SAGGIO: Gianfranco Ravasi, “Questioni di fede”, Mondadori 2010
L’autore ha inteso fare il punto sulla situazione che da tanti anni lo vede in rapporto con il numeroso pubblico che lo segue nei suoi interventi sui giornali, in televisione e negli incontri pubblici , persone che stimolate dalle sue parole e dalle sue riflessioni, hanno indotto allo sviluppo dell’indiretto colloquio, scrivendo a Ravasi per replicare ai commenti ed alle considerazioni ascoltate, e molto spesso per porre delle domande.
NARRATIVA PER BAMBINI: Geronimo Stilton, “Un anno nel regno della fantasia”, Piemme 2010
Il calendario è un’occasione speciale per rivivere, insieme a Geronimo Stilton, i momenti più emozionanti dei suoi viaggi nel regno della fantasia. Un anno indimenticabile, alla scoperta di luoghi incantati e personaggi fantastici.

I LIBRI CONSIGLIATI DA NOI
IL ROMANZO: Josè Saramago, “Una terra chiamata Alentejo”, Feltrinelli 2010 (n.e.)
IL SAGGIO: Gianluigi Nuzzi – Claudio Antonelli, “Metastasi”, Chiarelettere 2010
IL CLASSICO: George Orwell, “Omaggio alla Catalogna”, q.e.

I NOSTRI LIBRI DI CUCINA… CONTROCORRENTE
Sophie Grigson, “Equo & solidale. Fairtrade. Un ricettario per tutti i giorni”, Tecniche Nuove 2009
Marinella Correggia, “Il cuoco leggero (2011). Manuale per un cibo ecologico, solidale e nonviolento quotidiano”, Altreconomia 2010
Pasquina Sacco, “Il pancotto garganico”, Claudio Grenzi Editore, 2007

Link: http://www.statoquotidiano.it/08/01/2011/macondo-la-citta-dei-libri-15/39974/

Macondo – La città dei libri

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