Macondo, 24 aprile 2011

∞ 20 anni dopo, il Moby Prince ∞
di Roberta Paraggio

Fratello è un killer, è un assassino “periferico” al soldo del Professore, boss della ndrangheta di serie B, scadentuccio e in decadenza con un nome che irrimediabilmente richiama all’iconografia poco fantasiosa dei clan cresciuta a pane e sbruffonici filmacci.

Fratello ha una pistola, un solo amico che si chiama Nino, una morale tutta sua e ricordi che si inframezzano al racconto di quello che deve essere il suo ultimo omicidio, è stato un bambino solo, figlio di un padre violento, è stato un ragazzo schivo che avrebbe voluto segnare il mondo con l’inchiostro, rigarlo con parole che vanno a fondo.

Il piombo dei proiettili su commissione ha sostituito i colpi da infliggere con la penna, la sua verità si è dispersa nelle polveri di una Catanzaro dolorante e offesa, è un killer adesso, e ciò che sa dare è violenza e morte, sopruso e vendetta, la scrittura non lo ha salvato, ha ucciso una volta, poi due, poi tre, poi ha perso il conto, poi tutto è uguale, un rito prima adrenalinico poi piatto, senz’aria e senza odore.

Adesso gli restano un insano senso di onnipotenza, una dipendenza dal sangue altrui che sgorga e macchia i marciapiedi, e le farfalle, quelle che Fratello vede sempre prima di un omicidio, un elemento costante ed etereo che stona con la violenza che in quel momento gli circola nella mente.

Le farfalle in questo sorprendente romanzo di Francesco Aloe (Il vento porta farfalle o neve) edito da Verdenero, portano morte e consapevolezza, volano ben al di là dell’ assolata Calabria per rincorrersi tra Spagna e Marocco, negozi di tappeti e corse di tori, omicidi descritti con la perizia del miglior Quentin Tarantino possibile, in un turbine di fantasia letteraria che impatta improvvisa contro la realtà più cruda del nostro assurdo bel paese.

Una data, il 10 Aprile 1991 che Fratello non conosce, era solo un bambino, ne ha un vago triste ricordo, corpi lasciati morire tra le fiamme, Livorno, il Moby Prince e il mistero che molti hanno voluto divenisse silenzio.

Aloe lo scuote e lo squarcia con i documenti e le testimonianze, con la triste epigrafe dei nomi di chi è morto in una trappola di fuoco sull’acqua, con le parole di chi come Luchino Chessa (Associazione 10 Aprile-Familiari delle vittime del Moby Prince), sa come si vive quando un’ intera esistenza viene stravolta in un battito di ciglia, e gli occhi si riaprono sempre sullo stesso scenario da incubo.

In questo romanzo si corre a scavezzacollo, le parole si susseguono nervose e rapide, Fratello, Nino, sangue, omicidi e poi si frena, pericolosamente contro l’abbacinante muro di gomma dei fatti insabbiati e infuocati, mare, fiamme, petrolio, elicotteri che scompaiono in una nebbia improvvisa, una serata di primavera che diventa una notte di terrore, soccorsi che non arriveranno mai, morte e morti. 140, uccisi.
Francesco Aloe, Il vento porta farfalle o neve, Verdenero 2011
Giudizio: 4 / 5 – Impossibile da centellinare
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∞ Comunista io? Si, tu ∞
di Angela Catrani

Questo libro nasce da un equivoco. Come nella migliore tradizione dei falsari di professione, dei professionisti della parola che si inventano libri mai scritti intorno ai quali si complica tutta una vicenda, un gioco pericoloso e affascinante alla ricerca del nulla, Gianrico Carofiglio nel suo romanzo Ragionevoli dubbi, protagonista l’avvocato Guerrieri, personaggio inventato pure lui ma che fa sospirare almeno un paio di generazioni di donne reali, immagina un libro-saggio che l’avvocato compra nelle sue solitarie notti senza sonno in una fantastica e inesistente libreria di Bari, finzione delle finzioni.

Ebbene, questo libro, che altro non è che La manomissione delle parole, alla fine il nostro scrittore ex magistrato l’ha dovuto scrivere, incalzato da lettori incuriositi dalla appetibile finta prefazione al finto testo.

Gianrico Carofiglio è un magistrato pugliese, uno scrittore prolifico e molto amato e attualmente un Senatore della Repubblica per il PD anche se di questo, quando va a presentare il suo libro in giro per l’Italia, non vuole parlare.

Nei giornali, in televisione, ovunque sui media rimbalzano quotidianamente le molte parole manomesse, equivocate, distorte, strappate, frante che certa parte politica del nostro paese ama usare continuamente.

La magistratura è comunista.
La televisione è in mano ai comunisti.
La scuola inculca principi comunisti.


Questi sono solo degli esempi, ma quante parole volano nell’etere depauperate del loro più profondo e reale significato?
Cosa vuole dire infatti essere comunisti nell’Italia di oggi?
E parole come pace, responsabilità, giustizia, ribellione, scelta conservano il loro significato in bocca a questi protagonisti della vita politica?

Carofiglio ce ne spiega il valore originario, e anche l’uso strumentale che di certe espressioni se ne fa oggi, tanto da comprometterne per sempre la forza primigenia che una parola possiede.
Naturalmente la critica è feroce: Silvio Berlusconi si permette un uso demagogico traslato di parole come giustizia, dove la giustizia non è per tutti, ma solo a suo personale vantaggio, altrimenti diventa una giustizia comunista, dove però la parola comunista viene intesa come dittatura e spauracchio.

La parola ribellione, oggi, dopo i fatti dei paesi mediorientali, dove migliaia di giovani sono riusciti a far cadere governi tirannici trentennali ha ripreso quella sfumatura che Carofiglio, anticipando gli eventi, si augurava nel libro, uscito a novembre 2010.

Un libro profetico, potremmo dire, e in certi punti questo è il pensiero che viene, nel bene e nel male: se infatti la ribellione sana e vitale dei tunisini e degli egiziani è riuscita a sconfiggere la tirannia, così in certe frasi ultime del governo la parola educazione è messa a pari con inculcare, dove la scuola non è più vista come fucina di menti aperte al futuro, ma come luogo dove rimpinzare i polli a suon di demagogia e di superficialità.
Gianrico Carofiglio, La manomissione delle parole, Rizzoli 2010
Giudizio: 4 / 5
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∞ Un libro in scatola ∞
di Nina Paraggio

Vera protagonista di questo romanzo edito da Garzanti, Vita privata di una sconosciuta è una scatola dal coperchio a scacchi rossi e bianchi, piena di piccoli oggetti ad un primo sguardo del tutto insignificanti, solo ricordi di avvenimenti lontani e sconosciuti. L’attuale proprietaria, Josianne, nel tentativo di sbarazzarsene la lascia nell’ufficio di un professore americano, sperando inconsciamente che sappia decifrarne il contenuto più nascosto.

Il professor Trevor Stratton, giunto a Parigi, trova la scatola e prima incuriosito, poi affascinato comincia ad analizzare e mettere insieme il contenuto: foto ingiallite dal tempo, pagine di diari, monete, indirizzi, lettere, brevi spartiti musicali,un paio di guanti a rete. Indizi minimi, come piccoli pezzi di un puzzle incompiuto,che lentamente svelano l’identità della proprietaria, Louise Brunet una donna nata alla fine dell’ottocento, che ha vissuto l’orrore della Grande Guerra, durante la quale ha perduto il suo grande amore, il cugino Camille.

Un matrimonio senza passione con il marito, l’affetto per il padre. Il personaggio di Louise che viene fuori da questa ricostruzione è una donna forte, che rimpiange di non aver avuto un figlio, intraprendente e passionale, quasi sfrontata, che non esita a cogliere la passione per il suo vicino di casa, nonostante il rispetto e l’affetto verso il marito.

Più Trevor si addentra attraverso gli oggetti nella vita della sconosciuta Louise, più qualcosa di strano e misterioso accade nella sua e gli sembra di partecipare materialmente e fisicamente agli avvenimenti ricostruiti attraverso i ricordi di quel contenitore di passato. Narrazione un po’ convulsa, vorrebbe esser un romanzo che intreccia la Storia e le vicende personal-sentimentali di una donna comune, ma risulta, a causa di sbalzi temporali e dissolvenze che non riescono al meglio, un insieme narrativo confusionario e a tratti slegato.
Elena Mauli Shapiro, Vita privata di una sconosciuta, Garzanti 2011
Giudizio: 3 / 5 – Monocorde

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I LIBRI CONSIGLIATI DA STATO QUOTIDIANO
IL ROMANZO: Rosa Mogliasso, “L’amore si nutre d’amore”, Salani 2011
IL SAGGIO: Piero Calamandrei, “Uomini e città della Resistenza. Discorsi, scritti ed epigrafi”, Laterza 2006
IL CLASSICO: Carlo Cassola, “La ragazza di Bube”, q.e.

ALL’AVVENTURA CON CAPITAN SALGARI (A CENT’ANNI DALLA MORTE)
Emilio Salgari, “I pirati della Malesia”, Edizioni Clandestine 2010
Emilio Salgari, “Le novelle marinaresche di Mastro Catrame”, Robin 2010
Emilio Salgari, “Le tigri di Mompracem”, Nord-Sud 2010

I LIBRI PIU’ VENDUTI DALLA LIBRERIA EQUILIBRI
1. Andrea Vitali, “La leggenda del morto contento”, Garzanti 2011
2. Johnatan Frenzen, “Libertà”, Einaudi 2011
3. Glenn Cooper, “Mappa del destino”, Nord 2011

LIBRO… IN EQUILIRIO
di Libreria Equilibri
Giovanni Paolo II, “Io sono felice. Siatelo anche voi”, Il Punto D’Incontro 2006
E’ appena trascorsa la settimana Santa ed anche a distanza di tanti anni non ho potuto fare a meno di rievocare l’ultima settimana Santa di uno dei personaggi che secondo me hanno lasciato un’impronta non indifferente a cavallo tra il XX ed il XXI secolo.

Giovanni Paolo II ovvero il “Maratoneta di Dio”, come è stato soprannominato dai suoi fedeli per quella sua natura atletica e dinamica che in alcuni tratti sembrava stridere con la figura che lui rappresentava, ha saputo entrare nel cuore di chiunque si fermasse ad ascoltarlo, carico di una rara aura che ti catturava con la sua semplicità, con la sua platealità tanto contestata ed infinitamente amata.

Questo piccolo volume racconta con le parole e con immagini di incredibile suggestione il “percorso” del “Maratoneta di Dio” durante il lungo periodo di pontificato, nelle ultime pagine è riportato il testamento che ha subito modifiche raccogliendo di volta in volta le riflessioni di questo uomo straordinario dal 1979 fino ad arrivare al 2005, dando la possibilità di addentrarci tra le pieghe di un animo di un umiltà e semplicità straordinari e una dedizione alla sua missione fuori dal comune, rispecchiando in ogni suo gesto il significativo motto “TOTUS TUUS EGO SUM” che lo ha accompagnato per oltre un ventennio portando a se e al Cristianesimo moltitudini di credenti e non.

Macondo – La città dei libri

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